Tra Bronzi di Riace e leggenda

Sono passati cinquanta anni dal loro ritrovamento; ma i Bronzi di Riace appaiono ancora avvolti in un'aura di mistero.
Dettaglio dell’avambraccio del Bronzo A. Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria (MArRC)

Nonostante cinquanta anni di studi e di ricerche, i Bronzi di Riace appaiono ancora avvolti nel mistero.

Quale era il loro colore originario? Cosa sappiamo di un restauro a Roma nel I secolo d.C.? Come sono arrivati a Riace? Gli studi del Formigli sulla colorazione delle statue antiche sono ancora all’inizio ma ci danno qualche responso.

La policromia dei Bronzi di Riace

Il risultato di queste prove mostra una colorazione dorata del bronzo, grazie a una percentuale di stagno di gran lunga maggiore a quella normalmente utilizzata. Questa lega ha come inconveniente una maggiore debolezza del bronzo; in compenso, però, si ottiene una splendida colorazione dorata. 

La policromia dei Bronzi è assolutamente certa. Lo dimostrano le labbra e i capezzoli, rossi per l’uso del rame. Anche gli occhi che sono in calcite e pasta vitrea, dalla piccola pietra rosa per riprodurre la caruncola lacrimale. Nel caso del Bronzo A i denti bianchi sono in argento.

Il Bronzo di Riace A; è possibile notare le tracce della policromia. Foto Federico Neri

Qual è il motivo della decisione di realizzare una lega che rendesse il bronzo del colore dell’oro? La risposta è che tale colore serviva perché i due eroi erano stati immaginati con i capelli e le barbe bionde.

Un’altra curiosità riguarda le percentuali inferiori di stagno presenti nei circa venti riccioli dei capelli e della barba della statua A, fusi a parte e saldati alla testa. Tecnica questa che serviva a farli variare cromaticamente, con un colore che si mostra tanto più tendente al rosso, quanto meno stagno sia stato impiegato nella lega.

Per quanto riguarda il colore della pelle, utilizzando il “fegato di zolfo”, miscela di solfuro di potassio e di polisolfuro di potassio si riesce a rendere la superficie con un colore abbronzato. 

Gli interventi di restauro

L’archeometria, ci ha permesso di seguire la storia dei Bronzi dalla loro realizzazione ad Argo, nel Peloponneso, fino al loro trasporto a Roma, al loro restauro e alla lunga esposizione al pubblico romano. Il restauro imperiale ha dovuto sostituire il braccio destro e l’avambraccio sinistro del Bronzo B, effettuando un calco degli originali e provvedendo a una nuova fusione, per poi saldare al torso le nuove membra. Per celare questa operazione, i Bronzi furono dipinti di nero lucido, le cui tracce si notano ancora oggi.

I Bronzi potrebbero far parte del gruppo dei “Fratricidi”

Lo studio di una parte di anfora (Athenian 273), trovata incastrata tra il polso destro e l’anca destra del Bronzo A, e databile nella prima metà del IV secolo d.C., consente di formulare una ipotesi.

NeI libro dell’Anthologia Palatina, vengono descritte delle statue del ginnasio pubblico di Costantinopoli, detto di Zeuxippos. Erano state fatte trasportare da Costantino e da suo figlio Costanzo II dalla Roma antica alla Nuova Roma.

Il gruppo dei “Fratricidi”, insieme a tante altre statue di proprietà dell’Imperatore che si trovavano a Roma, vennero condotte via mare fino a Costantinopoli. Ma la nave dovette andare incontro a un naufragio di fronte a Riace.