di Daniele Castrizio

Francavilla Marittima, in contrada Timpone della Motta, è il sito archeologico di un grande santuario probabilmente dedicato alla dea Athena, fondato alla fine dell’VIII secolo a.C.. Realizzato nello stesso arco di tempo in cui venne colonizzata Sibari, venne abbandonato in seguito all’arrivo dei Greci. Il santuario, oltre a riti di origine greca testimonia anche la sopravvivenza della popolazione indigena, che partecipava alla vita del luogo di culto. Proviene da questo sito la dedica di Kleombrotos olimpionico, figlio di Dexilaos

Cinque edifici sacri e una base di recinto: il ritrovamento di Francavilla Marittima

L’area archeologica di Francavilla Marittima presenta almeno cinque edifici sacri e una base di recinto. Quello più grande (edificio III) si trova sulla parte alta dell’acropoli ed è il vero e proprio tempio dedicato ad Athena Promachos. Il sito è caratterizzato alla sua sommità da almeno cinque stipi votive, che hanno restituito molti reperti archeologici. Lo studio di questi materiali ha dimostrato come il culto fosse effettuato da donne. Lo prova l’uso dell’acqua a fini di purificazione e la presenza di pesi da telaio. Erano presenti anche membri dell’aristocrazia sibarita, testimoniati da reperti quali la dedica dell’olimpionico Kleombrotos, la presenza di una statuetta di bronzo dell’oplita e le armi consacrate alla dea.

Va segnalato il rinvenimento di statuette e di pinakes che fanno riferimento alla Dama di Sibari e alla Dea del Tempietto, su cui gli studi non sono ancora finiti, come anche le raffigurazioni di scene di danza rituale sia maschili che femminili. Queste sembrano fare riferimento ai riti di passaggio alla maggiore età di giovani e giovinette.

Anche se il santuario è per definizione un Athenaion, gli archeologi pensano che alcuni reperti non specificamente pertinenti alla sfera cultuale di Atena, soprattutto nelle fasi più antiche, nonché il riconoscimento di vari edifici adibiti al culto, suggeriscono la possibilità che nell’area sacra fossero venerati più dei. 

Il santuario di Timpone della Motta a Francavilla Marittima

Nei primi anni del XXI secolo gli scavi hanno interessato il versante orientale del santuario di Timpone della Motta, con la scoperta di un altare, di cui sono stati ritrovati il piano d’uso, il deposito votivo e lo scarico rituale. Nel deposito votivo sono stati ritrovati numerosi reperti di produzione greca; nello scarico, invece, gli archeologi hanno rinvenuto materiali ceramici relativi al consumo rituale di vino e resti di animali sacrificati, ovini e caprini.

Le ultime ricerche si sono rivolte verso un’area, Contrada Rovitti, posta dietro il Timpone della Motta, in cui è stata attestata la presenza di indigeni tra il IX e l’VIII secolo a.C.. Gli archeologi hanno rinvenuto  due strutture, denominate A e B, e un laboratorio di produzione di ceramica indigena, ma fortemente influenzata dalla tradizione euboica (ceramica “enotrio-euboica”).

L’Athenaion fu attivo fino alla fine del VI secolo a.C., anche se alcune testimonianze lasciano supporre che sia stato frequentato agli inizi del V secolo a.C.. Nella seconda metà del V secolo a.C. i dati confermano una ripresa del culto in alcuni edifici sacri, durata fino alla fine del IV secolo a.C. L’abbandono definitivo del sito è databile agli inizi del III secolo a.C., in connessione con l’espansione dei Bruttii.