di Fabio Cuzzola

Sul Lungomare “Falcomatà”, quello che il giornalista Nando Martellini definì “il più bel chilometro d’Italia”, è possibile ammirare le mura greche, uno dei tratti murari più estesi della Reggio ellenistica.

La struttura delle mura greche

Si tratta di fortificazioni realizzate con la classica struttura delle mura difensive che la maggior parte delle polis della Magna Grecia presenta tra la fine IV e inizi III sec. a.C.. Tali opere, venivano costruite utilizzando blocchi di pietra arenaria disposti su due file parallele e rinforzati all’interno da transetti ortogonali.

La parte conservata delle mura greche è di straordinario interesse: si tratta del punto in cui la fortificazione probabilmente deviava verso est, chiudendo il lato meridionale della cinta urbica della città. Qui si trovava il porto ubicato nella foce del vecchio corso del fiume Apsìas, oggi torrente Calopinace.

Il rinvenimento di numerosi frammenti di ceramica di V sec. a.C., fa datare le mura per gli studiosi all’epoca del tiranno Anassila. La parte in mattoni cotti è invece riconducibile all’epoca ellenistica, quando il tiranno Dionisio II, si trasferì a Reggio tra il 356 e il 351 a.C.; ipotesi questa più probabile, quando l’allora re di Siracusa ricostruì la città in riva allo Stretto  e la chiamò col nome di Febea, la città di Febo Apollo. In queste circostanze allargò il circuito murario della Rhegion arcaica e classica che dalle sommità delle colline degli Angeli e del Trabocchetto aveva come limite inferiore tutta la via Aschenez. 

Curiosità

Tra le curiosità da osservare i marchi di cava graffiti sulla pietra e dai vari bolli incisi o dipinti sui laterizi con  dediche alle mura mura stesse (TEICHEON, RHEGINON); o con i nomi di due degli imprenditori che hanno fornito il materiale per la costruzione delle mura (ORTHON e MENNAS).