di Filippo Arillotta

Visitare l’area Archeologica di Hipponion e il suo Museo Archeologico consentono di compiere un tuffo nella storia di ben 8000 anni.

Veipuna, Hipponion, Vibona, Monteleone: questi i suoi nomi, per una località la cui importanza strategica è rimasta inalterata nei millenni. Il visitatore potrà ben rendersene conto percorrendo a piedi il parco archeologico sovrastante la moderna città. Una cinta muraria di ben sette chilometri racchiudeva un territorio che dalla collina si affacciava sul mare, dove sorgeva il suo porto. Una muraglia poderosa, intervallata da torri cilindriche, di cui oggi è possibile vedere un tratto, testimone delle lunghe contese di cui Vibo fu oggetto.

Ricostruita sempre nello stesso sito, ancora oggi il territorio restituisce preziose testimonianze di tutte le epoche, raccolte nel nuovo Museo, all’interno del castello Normanno Svevo. Qui vennero Pirro, Giulio Cesare, Cicerone. Ottaviano vi dimorò per un anno.

La fondazione di Hipponion

Furono i Locresi di Locri Epizephirii a fondare Hipponion, probabilmente accanto ad un sito italico ben più antico. Successivamente dovette subire numerosi attacchi, di cui sono testimonianza le mura di età ellenistica che furono innalzate per tentare di difendere la città: la forte cifra impegnata per tale impresa testimonia della ricchezza dei suoi cittadini, certamente legata alla sua funzione di snodo commerciale e militare.

La visita continua nel Museo Archeologico, ricco dei reperti che si sono rinvenuti durante le numerose campagne di scavi o anche in occasioni più fortuite.

Si parte dai reperti protostorici, per passare poi alla ricca documentazione di età greca proveniente sia dai corredi funerari delle necropoli, sia dai reperti fortunosamente trovati nel tempo e che erano raccolti in collezioni private, con una varia presenza di ceramiche architettoniche e vasi. Interessante una laminetta orfica, contenente istruzioni per il defunto su come muoversi nell’aldilà. Altri elementi testimoniano della presenza dei Brettii nel territorio.

I rapporti con Locri sono testimoniati dalla presenza di pinakes, i quadretti di terracotta con immagini cultuali. Da Sant’Aloe provengono poi i reperti di età romana: vasi, corredi funebri e statue di marmo fra cui spicca un busto di Agrippa.

Di particolare interesse, poi, è il Monetiere Capialbi: 10.000 pezzi fra cui alcuni molto rari, che testimoniano la ricchezza della città di Vibo in età antica.