Quattro libri per conoscere la Calabria

Tra miti, leggende, archeologia e gastronomia, quattro libri per scoprire e conoscere la Calabria con il suo splendido mare
Parco Archeologico di Tauriani

Letture consigliate per conoscere la Calabria tra miti, leggende, archeologia e gastronomia. Libri da consultare per iniziare a programmare un percorso nella regione. Una regione che gode di mare e montagna ma anche di tanta arte e cultura.

Guida alla Calabria misteriosa. Tesori, riti, credenze, sortilegi.

Dalla “A” di Acquappesa alla “Z” di Zungri, un viaggio nella memoria più e meno recente dei luoghi calabresi, fra leggende, misteri, tesori, riti, credenze, sortilegi, esorcismi, incantesimi, prodigi…, in compagnia di maghi, streghe, fate, folletti, demoni, fachiri, manigoldi, eroi, dei, santi, madonne, eretici, spie, briganti, sovrani fasulli.

“Guida alla Calabria misteriosa. Tesori, riti, credenze, sortilegi”, di Giulio Palange, Rubbettino editore

Miti e leggende di Calabria. 

Fra le numerose opere di Saverio Strati il volume Miti, racconti e leggende ha un peso di primaria importanza per ragioni diverse. Una delle più serie e valide è la chiarezza la semplicità e l’incisività essenziale della scrittura. Lo stesso scrittore, ogni volta che gli viene posta la domanda perché ha sentito l’esigenza di scrivere favole, ammette di averlo fatto per imparare a narrare ed essere essenziale.

Saverio Strati, da bambino aveva ascoltato i racconti, i miti, le leggende contenute nel presente volume e li aveva registrati sul filo della memoria. Poi, fra un romanzo e l’altro, quando spontaneamente gli affioravano nella fantasia, li trascriveva trasfigurandoli, dandogli cioè una sua moralità di scrittore moderno. Scrivendoli si accorgeva di volta in volta dell’essenzialità del racconto, della freschezza della storia e dell’universalità dei suoi significati. Capiva insomma che la favola è poesia allo stato puro ed e insieme emblema dei fatti segreti della vita dell’uomo; si rendeva inoltre conto che essa è frutto della fantasia collettiva del popolo calabrese e pertanto è un matrimonio poetico di alta qualità che meritava di essere fissato una volta per sempre e quindi salvato dall’incalzare della cultura tecnologica.

Si sa ormai: noi siamo alla fine della coltura orale. Non ci sono più le donne che ripetono ai nipotini le favole. Molto del patrimonio della fantasia popolare “forse” è destinato a perire.

“Miti e leggende di Calabria” di Saverio Strati. Edizioni Gangemi

Magna Grecia di Calabria. Guida ai siti archeologici e ai musei calabresi. 

Una grande culla di civiltà, sperduta nella memoria, senza spazio e senza tempo. Così la Calabria è stata abitualmente percepita da tanti visitatori, e dai suoi stessi abitanti. Della Magna Grecia non vi è chi non conosca il mito, chi non senta il fascino, chi non distingua l’importanza nel determinare le nostre radici. E’ lì che si fonda uno dei più forti fattori della nostra identità, è lì che si radica l’idea stessa di “Occidente”. Ma il dove e il quando restano più spesso indistinti, confinati tra le carte degli studiosi. Colpisce, anzi, che la memoria si riattivi in genere sull’onda di eventi occasionali o esterni: un ritrovamento fortunato; una grande mostra. Fuori dallo spazio, fuori dal tempo. Lo spazio e il tempo sono invece le coordinate di una civiltà e di una cultura. Senza di essi si alimentano miti generici e indistinti, non si ricostruisce una identità. E allora è opportuno vederla la Magna Grecia, cercarla, toccarla con gli occhi, riconoscerne gli spazi, ripercorrerne i tempi. Spellare idealmente i plurimi strati di cui è composta.

Una volta che ci si sia messi per strada, partendo dalle foci del fiume Lao e percorrendo il periplo dell’intera regione sino a Sibari, si scoprono non solo siti straordinari e tesori di inestimabile bellezza. Si svela un mondo, di riti e di istituzioni, di traffici e di intraprese, di paci e di guerre, di egemonie e decadenze. E si scopre anche un dato che riguarda il nostro presente: la diffusione insospettata di una rete importantissima di musei, che aspetta solo di essere valorizzata e resa evidente. Poche altre parti del mondo possono vantare un territorio a così alta densità archeologica. Pochissime lo stesso equilibrio tra natura e cultura. E non si tratta di astruserie a disposizione di qualche polveroso specialista. Si tratta di grandi e stupefacenti bellezze, alla portata di chiunque abbia mente e cuore per vederle.

“Magna Grecia di Calabria. Guida ai siti archeologici e ai musei calabresi” di Claudio Donzelli, edito da Meridiana Libri

Magna Grecia. Rivoluzione gastronomica & arte del banchetto sibarita. 

I Sibariti realizzarono a livello culturale e come collettività tra il IV e il VI secolo a.C. il rapporto tra vita e arte in una dimensione totalizzante e completa tale da segnare una rivoluzione estetica in ambito gastronomico e conviviale con piatti, dalla pasta ai dolci, arrivati fino ai giorni nostri ed entrati nella tradizione più autentica della cucina calabrese e mediterranea. Questo saggio nasce dalla volontà di riscoprire le proprie radici e quelle dell’intero occidente partendo dalla materia prima che accomuna più degli idiomi e i dialetti i popoli calabresi, spesso ignari di quanto la propria storia comune legata all’antica civiltà magno greca abbia dato all’Italia e all’Europa intera: la tavola e il cibo.

In un periodo storico in cui, causa le migrazioni di massa ed i fenomeni di implosione sociale legati alla globalizzazione e alla precarietà del lavoro, si tende a disgregare e a dividere per regredire ad una nuova sotto-cultura del nemico identificato nel diverso o nello straniero che approda sulle coste mediterranee, riscoprire le radici più autentiche della società di diritto che dalle prime forme di brevetto all’autarchia economica inglobava con lo Ius Soli il migrante nel proprio tessuto sociale, politico ed economico per farlo partecipare a un circuito finalizzato all’eliminazione della povertà per una società fondata sul benessere garantito dall’approvvigionamento di materie prime di un territorio ricco di tutto tanto da attivare l’invidia e la volontà di potenza e conquista di crotonesi e saraceni, vuole dire trovare le basi non solo di un autentico e pacifico vivere in comune in un’ottica di conquista della felicità sulla terra ma soprattutto i presupposti politici, economico e sociali che hanno portato progresso e redistribuzione della ricchezza con la rivoluzione non violenta innescata dall otium dall’arte del banchetto quale momento principale e quotidiano del vivere insieme e dello stare al mondo – con gli altri.

A Sybaris (fondata dagli Achei tra il 630 e 640 a.C.) si deve infatti la primogenitura dell’alta qualità alimentare con le relative scuole della convivialità e dei giochi di società che accompagnavano e ingentilivano il momento del pasto introducendo nel contesto arcaico una sorta di “dolce vita” (tryphé) ante litteram. Il segno di signoria non fu mai esente dalla laboriosità dei suoi abitanti che portò a notevole ricchezza, potenza politica e militare e tanta gioia di vivere in una visione piena e completa dell’esistenza fondata sulla centralità dell’uomo inteso come mente e corpo. La fertilità del territorio e la ricchezza dal punto di vista commerciale e mercantile hanno fatto sì che i Sibariti potessero dedicarsi a una vita piena fondata sull’ economia della pace e della condivisione contraria all’economia della guerra diventa un paradigma di Essere dell’Uomo, quasi posto in un Eden, sperimentato una sola volta nella valle del Crati e poi inesorabilmente perduto.

“Magna Grecia. Rivoluzione gastronomica & arte del banchetto sibarita” di Mariangela Maritato, edito da La mongolfiera