Gente in Aspromonte, il racconto di Corrado Alvaro

Corrado Alvaro 'cantastorie' della tradizione calabrese, nella sua raccolta di racconti svela un Aspromonte magico
View from a slit of the Aragonese Castle of Reggio Calabria

Scrittore, giornalista, poeta e sceneggiatore nato a San Luca, Corrado Alvaro è tra i personaggi calabresi più importanti del ‘900. Classe 1895, ha combattuto la Guerra del 1915-1918, ed ha iniziato a lavorare come redattore del “Mondo” guidato da G. Amendola, schierandosi poi fra gli avversari del fascismo. 

La serie di racconti ‘Gente in Aspromonte’

Nel 1945 Corrado Alvaro fonda il Sindacato nazionale scrittori e con le sue storie racconta l’uomo contemporaneo. Anche se a renderlo veramente celebre sono una serie di racconti raccolti sotto il titolo di “Gente in Aspromonte”. 

“Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte, d’inverno, quando i torbidi torrenti corrono al mare, e la terra sembra navigare sulle acque. I pastori stanno nelle case costruite di frasche e di fango, e dormono con gli animali. Vanno in giro coi lunghi cappucci attaccati ad una mantelletta triangolare che protegge le spalle, come si vede talvolta raffigurato qualche dio greco pellegrino e invernale. I torrenti hanno una voce assordante”.

Incipit di ‘Gente in Aspromonte’ di Corrado Alvaro

È questo l’inizio del volume che comprende 13 racconti. Tutte storie che descrivono un Aspromonte magico, dove i torrenti, le montagne, le greggi sembrano avvolti da lirismo e poesia. 

Corrado Alvaro, perfetto descrittore della Calabria, è esempio di tanti uomini che hanno lasciato la propria terra di origine ma che ne sono rimasti incredibilmente legati per ricordi, colori, profumi e sensazioni. Il primo lungo racconto dà il nome all’intera opera, mentre gli altri dodici sono: La pigiatrice d’uva, Il rubino, La zingara, Coronata, Teresita, Romantica, La signora Flavia, Innocenza, Vocesana e Primante, Temporale d’autunno, Cata dorme, Ventiquattr’ore.

Corrado Alvaro: cantore della tradizione calabrese

Corrado Alvaro con “Gente in Aspromonte” veste i panni del cantore della tradizione calabrese. E questa è un’opera nata in un periodo particolare per l’Italia e per il mondo, il ventennio buio, come racconta lo stesso scrittore: “Tornai da Berlino con Gente in Aspromonte in tasca. Ma la gente aveva paura di accogliermi. La mia cultura di antifascista, molto esagerata giacché ero uno dei pochi che aveva abbandonato il paese, e quindi uno dei pochi bersagli presenti, ebbi nel 1931 il premio de «la Stampa», il primo grande premio letterario italiano, dopo molti contrasti con Gente in Aspromonte […]. Ero antifascista per temperamento, per cultura , per indole, per inclinazione, per natura[…]. Faccio di tutto per essere un uomo libero, e ho reso a qualche fascista la tolleranza che alcuni di loro ebbero per me e di cui abusai, ma di cui rimango grato. Potevo con la politica che essi facevano verso gli scrittori, profittare largamente dei loro benefici. Non profittai che della loro tolleranza”.

Una delle pagine più belle di questo libro di racconti è quella in cui il suo autore evoca la propria terra d’origine attraverso il ritratto di Melusina, figura femminile che incarna il desolato Aspromonte ignorato dalla storia altrove e dal progresso.

“Questo paese è dove è rimasta Melusina, e la sua bellezza d’una vita finita, d’una tradizione abbandonata, d’una natura spenta e inodora”.

Corrado Alvaro – ‘Gente in Aspromonte’

Mentre i temi che ricorrono nella raccolta riguardano la tradizione e la modernità, il fascino e il legame con la terra madre, la condizione di emigrante e di nostalgia legata all’infanzia.