Bronzi di Riace: ritrovamento e storia

I Bronzi di Riace sono due statue di bronzo risalenti, con ogni probabilità, al V sec. a.C.
Bronzi di Riace il ritrovamento Foto: MArRC

I Bronzi di Riace sono due statue di bronzo risalenti, con ogni probabilità, al V sec. a.C., ciascuna delle quali raffigurante un guerriero greco. Sulla loro precisa datazione sono state formulate nel tempo varie ipotesi, non sempre coincidenti. Ciò che è certo è che vengono unanimemente considerate come uno dei più importanti capolavori scultorei dell’arte greca. Sebbene antichissime, le due statue sono pervenute in uno stato di conservazione a dir poco eccezionale: alte poco meno di due metri, sono candidate a diventare patrimonio UNESCO.

Oggi è possibile ammirare i Bronzi di Riace presso il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria (altresì noto come Museo Nazionale della Magna Grecia). Al suo interno si trovano altri importanti reperti provenienti dalla Magna Grecia, l’area geografica della penisola italiana anticamente colonizzata dagli Elleni a partire dall’VIII secolo a.C. 

Bronzi di Riace: il ritrovamento 

Come spesso è accaduto con altre opere importantissime, il ritrovamento dei Bronzi di Riace è avvenuto in modo del tutto casuale. 

Più di 50 anni fa, per l’esattezza il 16 agosto 1972, a poche centinaia di metri dalle coste di Riace Marina (piccolo comune calabrese della città metropolitana di Reggio Calabria), il sub romano Stefano Mariottini notò, durante un’immersione a circa 8 metri di profondità, un braccio di una statua che emergeva dalle sabbie del fondale. Osservando con più attenzione, il giovane si rese conto della presenza di due statue. Mariottini quindi denunciò la sua scoperta alla Soprintendenza alle antichità della Calabria. 

Il compito di recuperare quelli che in seguito sarebbero stati conosciuti in tutto il mondo come Bronzi di Riace fu affidato al Centro subacquei dell’Arma dei Carabinieri. Il 21 agosto fu recuperata una prima statua (in seguito denominata statua B); il giorno seguente fu effettuato il recupero dell’altro bronzo (la cosiddetta statua A). 

L’importanza della scoperta venne compresa dagli addetti ai lavori e la notizia del ritrovamento trovò risalto sulla stampa nazionale. Ben presto iniziarono i lavori di ripulitura a opera dei restauratori del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e furono formulate le prime ipotesi sulla datazione: erano autentici esemplari di arte greca del V secolo a.C.

I restauratori del Museo Archeologico effettuarono i lavori di ripulitura fino agli inizi del 1975. In seguito si decise di avvalersi di strumenti più avanzati e i bronzi furono trasferiti a Firenze, presso il Centro di Restauro della Soprintendenza Toscana. 

L’opera di restauro durò ben 5 anni, concludendosi il 15 dicembre del 1980. Fu organizzata un’esposizione di alcuni mesi presso il Museo Archeologico di Firenze, seguita da un’altra nella città di Roma. La fama delle due statue, infine, varcò i confini nazionali. Successivamente sono stati eseguiti altri importanti lavori di conservazione, pulizia e restauro. 

Dal dicembre 2013, i Bronzi di Riace sono stabilmente esposti nel Museo Archeologico Nazionale calabrese, in una sala dal clima controllato che prevede un’umidità compresa tra il 40 e il 50% e una temperatura tra i 21 e i 23 °C circa. 

La storia dei Bronzi di Riace

La storia dei Bronzi di Riace, oggi uno dei simboli della Calabria, è ancora in parte avvolta dal mistero. Gli studiosi si interrogano continuamente su quale sia l’identità dei due personaggi, su chi sia il loro autore e sulla loro datazione esatta. Quest’ultimo punto è forse il meno dibattuto, vista la quasi totale unanimità nel far risalire le due magnifiche opere al V sec. a.C. 

Altri elementi certi riguardano le dimensioni e il peso: le statue misurano in altezza rispettivamente 198 e 197 cm, e pesano all’incirca 160 kg ciascuna. In origine il peso raggiungeva i 400 kg, poi diminuiti a causa della rimozione della terra di fusione presente al loro interno. Il materiale in questione, peraltro, è stato d’aiuto nell’identificare il luogo di realizzazione delle opere: dalle sofisticate analisi è emerso che si tratta di Argo, città del Peloponneso. È possibile, ma ci troviamo nel campo delle illazioni, che da Argo i bronzi siano giunti fin qui dopo un saccheggio romano. 

Siamo sicuri anche della policromia che caratterizzava le due sculture. A dimostrare la presenza di colore vi sono le labbra e i capezzoli, rossi per l’impiego del rame; gli occhi, in calcite e pasta vitrea, con una piccola pietra rosa a riprodurre la caruncola lacrimale; e, infine, i denti della statua A, bianchi e realizzati in argento. 

Qualche dubbio permane circa l’identità dei due personaggi e sul loro autore. Nel corso del tempo le ipotesi avanzate sono state molte (undici quelle più note); fra queste, una delle più recenti e interessanti è quella di un docente dell’università di Messina, Daniele Castrizio. 

Secondo il professor Castrizio, i Bronzi di Riace rappresenterebbero i due protagonisti del duello fratricida di Pitagora di Reggio, ovvero i fratelli Polinice (statua A) ed Eteocle (statua B). Secondo le testimonianze storiche, il gruppo statuario realizzato da Pitagora di Reggio (scultore greco antico attivo tra il 480 e il 450 a.C ) comprendeva cinque personaggi: frapposti ai due fratelli, collocati alle estremità del complesso in atteggiamento ostile, vi sarebbero stati la sorella Antigone; la madre Giocasta, intenta a impedire il duello fratricida; e l’indovino Tiresia, raffigurato con il mento posto sul pugno chiuso, presagio di morte. 

Secondo Castrizio, l’iconografia delle due statue è piuttosto chiara. La statua A (Polinice) è la sola al mondo a mostrare i denti, in segno di ostilità; nella statua B, le evidenze dimostrano che il personaggio indossava la cuffia dei re, il simbolo dei tiranni. 

In base a quanto riportato dalla letteratura antica, il gruppo statuario non solo esisteva, ma fino al IV sec. d.C. si sarebbe trovato a Roma. Diversi autori (fra cui Publio Papinio Stazio e Taziano) lo hanno descritto nelle loro opere. Altra attestazione della sua reale esistenza è data dal cosiddetto Papiro di Lille, attribuito al poeta greco antico Stesicoro, che accoglie una raffigurazione del complesso.  

È possibile che il gruppo statuario fosse esposto a Roma. Il suo significato allegorico sarebbe stato un invito a evitare di combattere le guerre civili. Si ipotizza che le statue siano state successivamente caricate su una nave per essere trasferite altrove (forse a Costantinopoli, per ordine di Costantino il Grande che voleva portare nella nuova capitale tutta la collezione imperiale di opere artistiche). Tuttavia, un naufragio ne avrebbe causato la perdita. Il viaggio intrapreso da Roma sarebbe stato l’ultimo per i Bronzi di Riace, riemersi dalle acque calabresi solo nel 1972. 

L’ipotesi di Castrizio è considerata molto attendibile, anche se gli studi a riguardo continuano. Sicuramente l’eventuale ritrovamento degli altri personaggi del gruppo statuario costituirebbe un’importante conferma di quanto ipotizzato dal docente. 

Dove possono essere ammirati i Bronzi di Riace? 

Attualmente i Bronzi di Riace possono essere ammirati nel Museo Nazionale Archeologico di Reggio Calabria, situato in Piazza De Nava. L’accesso alla sala è consentito soltanto a gruppi di massimo 10 persone ed è soggetto a limitazioni di tempo. Il programma è il seguente: sosta iniziale nella sala pre-filtro, dove viene proiettato un video relativo alle ricerche sui Bronzi; sosta di circa 3 minuti nella sala filtro; visita ai Bronzi di circa 20 minuti; uscita.