Gli artisti della Magna Grecia

La magna Grecia era luogo di sperimentazioni culturali, pitagorismo e superamento di antiche concezioni attraverso l'arte.
Museo Archeologico Nazionale di Crotone

La Magna Grecia nasce come “terra di opportunità” per i coloni e per sviluppare una nuova rivoluzione artistica e culturale.

La fondazione della Magna Grecia

La fondazione delle colonie greche nell’Italia meridionale, a partire dalla metà dell’VIII secolo a.C. ha rappresentato una formidabile occasione di libertà e di rinascita per i coloni, oppressi dalla miseria e dalle imposizioni delle famiglie ricche e blasonate nella madrepatria. Era la nascita della Magna Grecia. L’Italia, la Sicilia e la Calabria divennero per queste persone una vera e propria “terra di opportunità”.

Le città furono progettate, ove l’orografia lo permetteva, tenendo conto di un principio di uguaglianza e di “pari opportunità”. I lotti di terreno erano di identica misura, assegnati per sorteggio, dopo aver assicurato gli spazi pubblici comunitari e i santuari degli dèi.

La nuova cultura della Magna Grecia

La Magna Grecia divenne il luogo delle sperimentazioni culturali, prima fra tutte l’affermarsi del Pitagorismo, nella seconda metà del VI secolo a.C., con le sue idee di uguaglianza tra uomini e donne, di superamento del concetto di opposizione tra greco e barbaro, di valutazione delle persone sulla base del merito e non dell’influenza familiare, della creazione di uno spazio comune economico costituito da tutte le città governate dai Pitagorici.

I frutti di questa rivoluzione culturale si ebbero in tutti i campi delle arti e del pensiero.
In Magna Grecia nascono i primi legislatori, quali Zaleuco di Locri e Caronda di Catania; si afferma la filologia applicata ai testi scritti e della musica, per opera di Teagene e di Glauco, entrambi reggini; fiorisce la poesia lirica e corale, con campioni quali Ibico reggino e Stesicoro di Metauro. In questo processo culturale non poteva rimanere esclusa la scultura, rappresentata da Patrocle di Crotone, che realizzò una statua lignea di Apollo, commissionata dai Locresi. Un’altra caratteristica della scultura magnogreca è rappresentata dalla coroplastica. Le fonti ricordano il lavoro di scultori reggini a Roma per conto di Tarquinio Prisco e di cui rimane traccia nel Cavaliere di casa Marafioti al Museo di Reggio.

I bronzi della Magna Grecia

La vera peculiarità occidentale divenne la bronzistica, con esempi antichi, come il famigerato toro eneo di Falaride, opera di Perilao (o Perillo). Da ricordare l’affermarsi della Scuolareggina di bronzistica, sviluppata su tre generazioni, cha abbracciano tutto l’arco del V secolo a.C. Il capostipite Clearco fu il primo a realizzare statue colossali in bronzo, il più celebre Pitagora, noto in tutto il mondo e per tutta l’epoca antica, e con Sostrato, suo nipote.

Pitagora e la globalizzazione delle arti

Pitagora, che aveva lavorato nel Peloponneso per gran parte della sua esistenza, lasciò in Magna Grecia tre capolavori: l’Europa su toro a Taranto, l’Apollo che uccide Pitone a Crotone e il Filottete sofferente a Siracusa. Secondo vari studi, Pitagora, con Sostrato, suo discepolo, è il maggior indiziato per la realizzazione ad Argo dei Bronzi di Riace.

L’arcaismo e l’epoca classica sono state epoche in cui si sviluppò una vera globalizzazione delle arti. Gli esiti sono ancora tutti da comprendere e artisti che viaggiavano e operavano da un capo all’altro del Mediterraneo. Un chiaro esempio può essere considerato il pittore Zeusi, nato a Eraclea lucana. Molto apprezzato in tutto l’ecumene per la pittura su tavola, quei quadri tanto lodati nell’antichità e di cui ci resta una tracia tangibile solo nei pinakes di Locri.